Dialogo e confronto, poi un piano strategico subito operativo contro la crisi dell'economia savonese

Everyone has something to say

Io sono un amministratore e sono anche il segretario provinciale del PD: il mio è un ruolo di mediazione, in entrambe le funzioni.
L’elemento distintivo del mio agire è l’ascolto: ascoltare le istanza, le rivendicazioni, anche le aspettative e le speranze.
Poi, attraverso il dialogo ed il confronto, fare proposte e quindi assumere decisioni delle quali divento responsabile.
Per questo non mi è piaciuta la lettura fin troppo facile che è stata data alla iniziativa della Leopolda e alla manifestazione di Piazza San Giovanni come a una opposizione tra vecchio e nuovo, tra passato e futuro.
Penso invece che si sia trattato di due momenti importanti per la crescita del paese: della Leopolda è da apprezzare la partecipazione e la presenza di una parte pregiata del paese; della piazza, la volontà di non rassegnarsi e di lottare per sostenere le proprie ragioni.
Come sapete non sono andato a questa 5^ edizione perché pensavo che sarebbe stata “a forte rischio passerella” e credo di non essermi sbagliato: tra tanta sincera partecipazione si è visto un concentrato di ceto politico e di uomini di potere, anche di coloro che in passato hanno avuto responsabilità di rilievo ed ora sono stati “illuminati” sulla via di Firenze. Insomma, per me, una dose troppo alta di opportunismo e trasformismo che ha reso l’ambiente un po’ meno limpido.
E, ovviamente, non sono neanche andato a San Giovanni. Avrei avuto difficoltà a parteciparvi innanzitutto perché penso si debbano tenere separate le sfere di autonomia del PD e del sindacato e perché credo che le ragioni del sindacato debbano essere ascoltate da un partito di centro sinistra, anche senza partecipare alle sue manifestazioni, scontando una contraddizione difficile da sostenere.
Ho la consapevolezza che lo scorso fine settimana la piazza romana della Cgil e la Leopolda fiorentina del premier si sono dimostrati due mondi distanti, e non ho la presunzione di poter fare qualcosa per favorire il dialogo, almeno non a quel livello.
Quello che invece sento di dover fare, come segretario provinciale del PD, è di promuovere una discussione che coinvolga tutto il sistema economico e sociale provinciale per affrontare nel merito la questioni relative al declino economico savonese e dei rischi di perdita di sovranità, in relazione a tematiche quali il porto e la cassa di risparmio.
I fatti sono impietosi.
In provincia di Savona negli ultimi tre anni hanno chiuso 1500 imprese e la popolazione inattiva, esclusi giovanissimi, anziani e cassintegrati, è arrivata al 62,1%: un savonese su tre non lavora.
Il tasso di disoccupazione nella fascia 15-64 anni è passato dal 7 al 10,6 per cento e sono in aumento le ore di cassa integrazione.
In relazione all’ipotesi di riduzione delle Autorità portuali, penso che il “sistema porti” possa stare al centro di un percorso di integrazione e sinergia che non deve però tradursi in tagli, accorpamenti o altre soluzioni che ledano l’autonomia decisionale e gestionale di quello savonese a favore di Genova.
Per il Porto di Savona parlano i numeri: 2 mila 500 addetti diretti che arrivano a 8 mila 500 considerando anche l’indotto, un gettito Iva di 1,2 miliardi di euro. Dati che collocano lo scalo savonese al quinto posto in Italia.
Di questi giorni la vicenda Carisa. La Carige, per rispettare l’obbligo imposto dalla UE di rafforzare il capitale, proporrà probabilmente l’acquisto della quota (4,5%) detenuta dalla Fondazione De Mari dell’istituto savonese. Il problema fondamentale di rappresentatività del territorio all’interno della Banca è evidente. Ad oggi gli scenari sono ancora aperti e penso ci sia ancora spazio per portare nel confronto con Carige il sentimento di un territorio che ha bisogno non solo di mantenere uno stretto contatto tra l’Istituto e i suoi correntisti, famiglie e imprese savonesi, ma anche di segnali di attenzione per una Provincia che non si vuole sentire ai confini.
Credo che per il PD questi debbano essere le priorità da mettere al centro della propria agenda politica e della propria capacità di iniziativa.
Per questo la mia idea non vuole essere quella dell’ennesima riunione nella quale lamentare le ragioni del declino, ma di una iniziativa propositiva, dalla quale uscire con un vero e proprio piano strategico, con indicazione delle azioni da intraprendere, dei tempi nei quali concluderle e delle risorse da investire.
Attraverso la sua realizzazione dovremmo, nell’immediato, interrompere l’emorragia di posti di lavoro e poi procedere ad individuare una visione di sviluppo provinciale che oggi è del tutto impalpabile e indefinita.
Ogni soggetto coinvolto dovrebbe elaborare la propria proposta, che potrebbero venire confrontate e discusse, per farne sintesi, in un convegno da calendarizzare nel mese di gennaio 2015.
E mi piacerebbe anche se potesse diventare una occasione di inclusione per tutte le rappresentanze dei diversi interessi, riunendo Piazza San Giovanni e la Leopolda, perché penso che solo con il concorso di idee di tutti si possa avere la speranza di risollevare l’economia savonese.

[accordions] [accordion title=”Crediti” visible=”no”] Immagine del titolo e immagine successiva: Grafica di Stockyimages, Fotolia.com[/accordion][/accordions]