Centodecimo minuto

Centodecimominuto
Siamo in quattro sulla Ritmo che ci porta al Moccagatta e siamo già in ritardo.
Su Radio Cairo si sente la voce di Daniele Siri collegato al telefono, le prime notizie che arrivano da Alessandria sono classiche, in stile tutto il calcio minuto per minuto: – terreno buono dopo la recente pioggia, tempo bello, sono attesi quindici mila spettatori -. Ma il segnale arriva solo fino a Spigno, poi si perde, proprio mentre Rando sta parlando di forza di squadra e di attaccamento ai colori.
Giuseppe Rando è un centrocampista centrale, dai movimenti compassati, in passato ha calcato i campi della serie C, ha studiato da avvocato, è alto, un po’ allampanato, fa un lavoro di sostanza, segna poco, ma le sue sono sempre reti importanti. E’ una spalla ideale per il grande Miro Zunino, il vero faro della squadra, il Pirlo della situazione, un lusso per la categoria e un vanto per questa Cairese strepitosa giunta a giocarsi la promozione in uno spareggio memorabile.
E’ il 20 maggio 1984, stiamo andando verso lo stadio dove si giocherà Cairese – Pro Vercelli, in palio la serie C2.
Ho tredici anni e passo la metà delle mie domeniche dedicandole a due unici grandi eventi: la partita in casa della Cairese e poco dopo le 18 il 90° minuto.
Quasi tutti i commercianti ed artigiani del posto sostengono la squadra con un gesto semplice, l’acquisto di un abbonamento, che mio padre poi mi ha regalato. Non che da casa mia non si possa vedere la partita (abito sopra al Rizzo), ma vuoi mettere il clima del catino gialloblù?
Il campo di casa ha aiutato molto la Cairese, il fiato sul collo degli avversari ha reso il pubblico famoso oltre regione, il dodicesimo uomo, la spinta in più per credere in quello che alla fine dell’estate poteva essere soltanto un sogno, o forse neanche quello.
Il presidente Brin e il direttore sportivo Spinello avevano allestito una squadra ambiziosa e competitiva, ma, onestamente, altre formazioni sembravano più attrezzate, la Pro Vercelli, soprattutto, ma anche l’Aosta, il Cuneo, il Pinerolo.
Sulla carta, perchè poi, si sa, il calcio è fatto di tante cose e in un campionato, difficile e lungo, entrano in gioco variabili diverse a scombinare le carte: la fame di vittoria, la determinazione, l’unità di intenti e di squadra, ad esempio. E la forza trascinante di un pubblico appassionato ed esaltato.
Nella primavera dell’ottantaquattro a Cairo si respirava l’emozione dell’impresa, lì, ad un passo, se ne parlava dappertutto, si stipavano le gradinate, si urlava dall’inizio alla fine.
La prima parte della stagione è andata via a rilento, con tanti pareggi, poi l’allenatore Seghezza ha trovato la quadratura del cerchio ed è stato tutto un susseguirsi di vittorie. E’ una squadra che non perde mai, ostinata e caparbia, capace di andare in goal con tutti i suoi effettivi, tecnica ma allo stesso tempo combattiva e arcigna, soprattutto nei difensori e nei mediani che mordono le caviglie, come Ernesto Pascale o Giancarlo Petrangelo.
Una squadra dal grande cuore, ecco dove sta la marcia in più.
La Ritmo la guida il grande Giannino Bertelli, padre del mio migliore amico Fabio, con noi c’è anche il tipografo cairese per antonomasia, Giuseppe Lagorio.
Giannino, anch’egli titolare di una grande tipografia a Savona, stempera la tensione del pre-partita parlando di un nuovo prodotto con il marchio di una mela morsicata che avrebbe rivoluzionato il mercato della grafica: dopo poco tempo sarà proprio lui il primo ad aprire a Savona un Apple Center.
Siamo partiti in quattro e quattr’otto, siamo ancora senza biglietti, intravediamo in lontananza il “Moccagatta”, mitica tana dei “grigi” dell’Alessandria, parcheggiamo dove capita e ci dirigiamo filati verso il primo botteghino con poca gente in coda.
C’è un gran rumore, si sente palpabile la tensione della sfida all’ “ultimo sangue”, dentro o fuori, o la va o la spacca.
Siamo in ritardo, presi dalla foga entriamo nel primo settore disponibile sulla linea orizzontale del campo, i classici distinti di uno stadio datato in cui si respira a pieni polmoni aria di grande calcio. Dopo pochi metri un sospetto fondato: il settore è intasato da colori bianchi e neri, cosa che, se mi trovassi a Torino mi farebbe sentire a casa, ma qui no, quì è Alessandria e questa è tutta gente di Vercelli…
In lontananza, dentro ad uno spicchio di curva alla parte opposta dello stadio, alcune centinaia di tifosi cairesi sovrastati da migliaia di tifosi della Pro: oggi quei rapporti di pubblico mi ricordano un pò Chievo contro Juventus, o Bari contro Cittadella, o Davide contro Golia.
I gialloblù sono arrivati allo spareggio rimontando punti nelle ultime giornate, riprendendo i bianchi vercellesi proprio quando pensavano ormai di aver vinto il campionato. E’ una squadra completa quella allenata dalla vecchia gloria juventina Giovanni Sacco, ha giocatori dichiaratamente di categoria superiore e giovani di sicura prospettiva, sarà proprio l’esperienza e l’abitudine all’emozione a fare la differenza.
Una piccola, misera differenza.
Una rete nei tempi supplementari, al centodecimo minuto.
Fatale e definitivo.
Prima la grande illusione del goal di Zunino, il fuoriclasse, pallonetto a scavalcare il portiere e il nostro urlo liberatorio. Poi ancora pressione e gioco corale a mettere all’angolo gli avversari, il traguardo sempre più vicino.
Poi la zampata del centravanti Gino, la parità ritrovata, i supplementari, e la doccia fredda.
Frigerio, su corta respinta di Bernini, tap-in vincente.
Centodecimo minuto di gioco.
I nostri urli adesso sono strozzati, dall’altra parte dello stadio c’è uno spicchio di curva improvvisamente immobile.
Il sogno finisce al triplice fischio, rimane un grandissimo orgoglio.
La squadra ha onorato i nostri colori, ha difeso una maglia diventata simbolo di sportività e passione.
La nostra Città è stata agli onori della cronaca in mezza Italia.
Si può essere sereni anche avendo perso, contenti no, ma sereni e fiduciosi nel futuro certamente sì.
Un due a uno che tutto sommato non è stato poi così negativo per la Cairese che, l’anno dopo, vinse alla grande il campionato salendo in C2.
Una giornata comunque indelebile nella mia memoria di ragazzo e una partita che ancora oggi, leggendo sui blog dei tifosi della Pro Vercelli, viene celebrata come memorabile.
Strano che quest’anno, qui a Cairo, nessuno abbia pensato di ricordare il trentennale di quella partita: a Vercelli è stato fatto… e loro sono in serie B.
Ma. forse. la differenza è solo il centodecimo minuto.

[accordions] [accordion title=”Crediti” visible=”no”]Immagine del titolo: fotografia tratta dal libro “Una passione, una squadra, una città” di Giorgio Caviglia, Raffaele Grillo, Maurizio Oniceto – I.E.E. Editoriale Europea Editore[/accordion][/accordions]

Comments

David G.

Ciao, eccellente articolo! Quando ho sentito la storia di questa partita sono rimasto incuriosito e adesso ancora di più leggendo il tuo articolo. Per caso sapresti dirmi se esiste un video di questa partita? sarebbe fantastico averne una copia…